COLTIVARE L'ARTE DELL'UMILTÀ E DELLA GENTILEZZA NEI MODELLI ORGANIZZATIVI, IMPARANDO DALLE PIANTE
ABSTRACT
Unable to move from the land they are in, plants have developed increasingly innovative solutions to their problems, challenges, threats and external attacks. Their immobility has become a force, an evolutionary success to be inspired by, even in the business environment. In this unstable period and with unexpected scenarios, we should further cultivate the art of humility and kindness, recovering the ability to relate to the invisible nature of life, the one that mostly develops underground.
Investigating the possibility of transforming one's self through the relationship with the plant, Stella Saladino, creator of the Plants Inspirational Coaching ™ method explains how with a spectrum of people-plant interactions, the existing self is also potentially more open to regeneration and transformation, creating new ways of thinking, being and "healing" together for a variety of personal, ecological and social conditions.
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Lo sappiamo: se vogliono sopravvivere, le organizzazioni devono sviluppare nuovi modelli e strutture, responsabilizzare ogni singolo membro, rendere diffuso l'ascolto, la comunicazione, i processi, distribuire le funzioni lungo tutta l'estensione. Le piante sono un esempio di successo evolutivo a cui ispirarsi, anche in ambito aziendale. A contatto con la natura possiamo trovare l'ispirazione a nuovi modi di guardare la realtà per contrapporre al pensiero tradizionale, lineare e gerarchico, un tipo di pensiero caratterizzato dall'orizzontalità e dall'interconnessione, dotato di un modello cooperativo dove le persone sviluppano un pensiero eco-sistemico, si allenano alla cooperazione, al crescere insieme, elaborano strategie e modalità davvero sostenibili ed ecologiche per l'intera organizzazione. Diversi studi scientifici lo dimostrano: lavorare in presenza delle piante rende in fatti le persone più gentili e compassionevoli le une con le altre.
Torniamo umili: proviamo a “pensare come una pianta”
La parola “umiltà” deriva dal latino “humus”, che significa terra; possiamo quindi pensare che l'umile sia colui che proviene dalla terra e soprattutto che rimane vicino alla terra. Il dizionario della Treccani riporta le seguenti definizioni: 1. Qualità di ciò che è umile, non nobile, modesto: u. di natali, di condizione; l’u. di un mestiere; l’u. di un lavoro non deve mai essere motivo di vergogna. 2.a. Sentimento e conseguente comportamento improntato alla consapevolezza dei propri limiti e al distacco da ogni forma di orgoglio e sicurezza eccessivi di sé: avere, dimostrare, fingere u.; è troppo pieno di sé, non ha un minimo di u.
Forse non sempre ci ricordiamo che anche la parola “uomo”, inteso come essere umano, deriva da “humus”, con il significato di creatura generata dalla terra. Allora ecco che l’umiltà può essere considerata probabilmente un’inclinazione naturale di cui ci siamo soltanto dimenticati, con cui riconnetterci, come con la terra stessa. La vicinanza alla terra richiama con immediatezza alla mente le piante, il mondo vegetale che si nutre della terra, che nella terra trova il proprio spazio di crescita. Niente di più umile di una pianta.
Sono arrivata alla formulazione del mio metodo Plants Inspirational Coaching™ proprio attraverso l'ispirazione che il mondo vegetale mi ha restituito: stare nella terra non significa essere inferiori, anzi può diventare un punto di forza evolutivo, un enorme vantaggio. Io stessa ho vissuto un po' come una pianta fra il 2016 e il 2018, mi piace raccontare così. Una malattia degenerativa mi ha obbligata ad una quasi immobilità, facendomi vivere in senso esperienziale la normalità del vissuto quotidiano di una pianta: non potersi spostare da dove si trova. Proprio allora ho cominciato a comprendere la potenza rivoluzionaria che avevamo sotto gli occhi senza rendercene davvero conto.
Non potendosi muovere dalla terra in cui si trovano le piante hanno sviluppato soluzioni sempre più innovative ai propri problemi, alle sfide, alle minacce e agli attacchi esterni. Sono radicate al suolo, senza possibilità di spostarsi. Non sfuggono ai problemi, li affrontano. Trovando nuove soluzioni e idee. Per le piante l’immobilità è diventata una forza evolutiva che le ha fatte sopravvivere per 500 milioni di anni. Quello che noi “esseri animali” avremmo vissuto come un limite invalicabile, è diventato invece per le piante un'opportunità. Si sono evolute imparando a sopravvivere anche perdendo fino all'80% del loro corpo, grazie alla distribuzione delle funzioni vitali in modo diffuso e modulare.
Porsi la domanda “Cosa farebbero le piante in questa situazione?” porta ad imparare da una fonte di idee che ha beneficiato di 4 miliardi di anni di ricerca e sviluppo con anche rivelazioni sorprendenti: ciascuna pianta esistente oggi sulla terra può essere considerata una vera e propria storia di successo evolutivo e di miglioramento continuo. Ogni pianta, ogni albero è un organismo, un’organizzazione che in molti casi si è trovato a dover risolvere problemi riuscendoci con umiltà, gentilezza e soprattutto economia di risorse.
In che modo le piante contribuiscono alla gentilezza composta da umiltà e interdipendenza?
Di fronte alla crisi di civiltà che stiamo vivendo, ispirarsi alla natura e alle piante può rivelarsi la migliore via di salvezza. Vari studi hanno dimostrato che, quando entriamo in contatto con l’ambiente, ci ricordiamo di appartenere a qualcosa di più grande di noi. Possiamo sentirci travolti dalla gratitudine, diventiamo più gentili, meno egoisti e iniziamo a pensare agli altri. E non c’è bisogno di scalare una montagna per incontrare le meraviglie della natura: le ricerche hanno dimostrato che diventiamo più premurosi e più attenti alle esigenze altrui anche solo dopo aver guardato un documentario, o aver ammirato fotografie di alberi. Uno studio dei ricercatori dell’Università di Rochester mostra infatti che i benefici si estendono ai valori e alle azioni di una persona. L'esposizione ad ambienti naturali rispetto a quelli creati dall'uomo porta le persone a valorizzare la comunità e le relazioni strette e ad essere più generose con i soldi.
Perché la natura dovrebbe renderci più gentili e preoccupati per gli altri? Una risposta, afferma Andrew Przybylski, è che la natura aiuta a connettere le persone a sé stessi in maniera autentica. Inoltre, la ricchezza e la complessità degli ambienti naturali possono incoraggiare l'introspezione e la mancanza di strutture artificiali fornendo un rifugio sicuro dalle pressioni della società: "La natura in un certo senso elimina gli artifici della società che ci alienano gli uni dagli altri." [2]
A partire dal fatto che il limite più grande (l'immobilità) sia in realtà diventato per il mondo vegetale la più grande opportunità di evoluzione e sopravvivenza, possiamo approfondire come le piante possano insegnare sul concetto di limite e di debolezza. Essere vicini alla terra allora forse può voler dire avere coscienza dei propri limiti. Un po' come diceva Socrate con il suo “So di non sapere” o come più recentemente Martin Seligman, fondatore della Psicologia Positiva, ha definito l’umiltà: un’accurata consapevolezza delle proprie capacità.
Così nell’umiltà si ritrova tutto ciò che è tipicamente umano: il limite e il superamento del limite. Stando nella terra e rimanendo umili possiamo aprirci alle alleanze e darci sostegno reciproco. Esiste sotto i nostri piedi un intricato mondo sotterraneo, fatto di scambio, mutuo soccorso, comunicazione, interdipendenza. Lo hanno chiamato wood wide web, una rete miceliare fatta di funghi, che collega le radici di diverse piante. Collegandosi alla rete fungina possono aiutare i loro vicini condividendo nutrienti e informazioni.
Anche noi come le piante siamo immersi nel flusso del reale, respiriamo quella stessa aria che inspirano le piante, facciamo parte dello stesso mondo, creiamo la Natura tutti insieme.
Di questa solidarietà originaria, ci racconta il filosofo Emanuele Coccia nei suoi testi, si tratta di una partecipazione a qualcosa di totalmente collettivo quanto assolutamente individuale, un principio metafisico prima che esistenziale, mai davvero preso in considerazione dal pensiero occidentale. [3] Rintracciare quella solidarietà originaria significa trovare alternative di pensiero al modello gerarchico, privilegiare l'orizzontalità e l'interconnessione, l'interdipendenza. Come il modello “rizoma” proposto da Gilles Deleuze e Félix Guattari ed ispirato dal mondo vegetale, dove il rizoma è una modificazione del fusto della pianta, nella forma di una grossa radice a sviluppo sotterraneo e orizzontale, in grado di accumulare sostanze nutritive di riserva, consentendo così a una nuova pianta di prosperare nella primavera successiva.L'argomento venne sviluppato dai due grandi filosofi francesi per contrapporre a un modo di pensare tradizionale, lineare e gerarchico, un tipo di pensiero caratterizzato dall'orizzontalità e dall'interconnessione con un modello diffusivo, reticolare. Per loro il rizoma non è metafora di radicamento, verticalità, crescendo orizzontalmente infatti sviluppa una struttura diffusiva, non arborescente. Il rizoma è per così dire un anti-albero, un’anti-radice, un’anti-struttura, il rizoma ha per tessuto connettivo la congiunzione molteplice: “e… e… e…”. [4]
La Kindness in azienda: verso un nuovo sistema evoluto di organizzazione
“Non la finanza. Non la strategia. Né la tecnologia. È il lavoro di squadra il vantaggio competitivo fondamentale, sia perché è così potente, sia perché è così raro”. Questo l’incipit inappellabile del libro di Patrick Lencioni intitolato “La guerra nel Team: racconto sulle 5 disfunzioni del lavoro di squadra”[5], che descrive come la mancanza di fiducia e la paura del conflitto siano disfunzioni alla base della competizione stessa.
Per altro, bisogna sottolineare che anche se le parole “competizione” e “competitività” hanno assunto nel nostro linguaggio comune un'accezione esclusivamente negativa, di contrasto, non certo di cooperazione (si pensi fra l'altro che hanno la stessa radice della parola “competenza”), in realtà derivano dal latino cum-petere, ovvero chiedere insieme, andare verso. Questo significato rimanda chiaramente non a una selezione naturale che premia il più forte, ma invece alla capacità di convergere verso un obiettivo comune pur muovendo da punti di partenza differenti. Diventa allora chiaro che il principio più efficace rimanga quello della cooperazione e quindi della gentilezza.
“Le organizzazioni ampie, distribuite e senza centri di controllo in natura – scrive lo scienziato neurobiologo vegetale Stefano Mancuso – sono sempre le più efficienti. I recenti progressi della biologia nello studio del comportamento dei gruppi indicano, senza ombra di dubbio, che le decisioni prese da un numero elevato di individui sono quasi sempre migliori di quella adottate da pochi. In alcuni casi la capacità dei gruppi di risolvere problemi complessi è strabiliante. L’idea che la democrazia sia un’istituzione contro natura, dunque, resta solo una delle più seducenti menzogne inventate dall’uomo per giustificare la sua, contronaturale, sete di potere individuale”. Come scrive il padre della permacultura Bill Mollison “la chiave è la cooperazione, non la competizione”.
In un recente articolo la psicologa professoressa Emma Seppälä ha evidenziato come guidare una azienda con empatia e gentilezza abbia chiari benefici su diversi livelli: "Quando la fiducia, la lealtà e la creatività sono elevate e lo stress è basso, i dipendenti sono più felici e produttivi e il fatturato è inferiore. Le interazioni positive rendono persino i dipendenti più sani e richiedono meno giorni di malattia. Altri studi hanno dimostrato come la gestione compassionevole porti a miglioramenti nel servizio clienti e nei risultati e nella soddisfazione dei clienti.” [6]. La migliore lezione di organizzazione ce la dà ancora una volta il regno vegetale con le foreste. Si tratta infatti di un sistema evoluto di integrazione, che pensa davvero con gentilezza al bene della collettività. Accetta il diverso ed è generosa con le altre specie.
Ritorniamo umili. Impariamo dalle piante.
L’AUTORE
In qualità di Professional Coach, Stella Saldino aiuta aziende e persone a saper individuare nuovi punti di vista e raggiungere soluzioni actionable, condivise e plant-based, davvero sostenibili.
Facilita l’estrazione dalle piante di strategie, patterns e ispirazioni per esplorare scenari e progetti. Membro del Global Think Tank for Sdgs Altercontacts, Certified Professional Coach (ACSTH-ICF), Facilitator.
É l'ideatrice e fondatrice del Plants Inspirational Coaching™ un metodo innovativo disegnato per aziende e individui per fare Problem Solving sistemico ispirato all'intelligenza delle piante, alle strategie che si possono estrarre dal mondo vegetale e applicare a sfide, progetti e modelli organizzativi. Maggiori informazioni sul suo profilo LinkedIn: https://www.linkedin.com/in/stella-saladino
[1] Tratto dall'articolo “People-plant interactions and the ecological self” di Matthew DelSesto pubblicato in Plants People Planet del 17 settembre 2019.
[2] Tratto dall'articolo “Nature Make Us More Caring? Effects of Immersion in Nature on Intrinsic Aspirations and Generosity" di Netta Weinstein, Andrew K. Przybylski e Richard M. RyanCan., in Personality and Social Psychology Bulletin del 5 agosto 2009
[3]"La vita delle piante. Metafisica della mescolanza" (“La vie des plantes. Une métaphysique du mélange" aux éditions Rivages, 2016) di Emanuele Coccia che insegna all’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi e ha legato buona parte delle sue ricerche alla ragione vegetale.
[4] G. Deleuze, F. Guattari, Millepiani (1980), tr. it. Castelvecchi, 2003. Gilles Deleuze è stato un filosofo francese. In ragione dei suoi lavori “Differenza e ripetizione” (1968) e “Logica del senso” (1969), Michel Foucault scrisse la celebre frase: “Un giorno, forse, il secolo sarà deleuziano”. Benché ascritto all'ambito dei filosofi post-strutturalisti, il pensiero di Deleuze risulta in realtà di difficile classificazione. Pierre-Félix Guattari è stato uno psicanalista, filosofo, semiologo e politico francese. È noto soprattutto per le sue collaborazioni intellettuali con Gilles Deleuze, che diedero luogo a celebri opere a quattro mani, quali “L'Anti-Edipo” (1972) e “Millepiani” (1980). Fu fondatore della schizoanalisi, dell'ecosofia e con Deleuze della nomadologia.
[5] Patrick Lencioni è il fondatore e il Presidente di The Table Group, una società di consulenza manageriale specializzata nello sviluppo di team dirigenziali e nella creazione di una cultura aziendale. Come consulente e speaker ha lavorato con migliaia di senior executive e con i loro team in realtà che variano da aziende del Fortune 500 a start-up digitali, da istituzioni universitarie a organizzazioni non-profit.
[6] https://hbr-org.cdn.ampproject.org/c/s/hbr.org/amp/2015/05/why-compassion-is-a-better-managerial-tactic-than-toughness